Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde:“ Ancora troppo pochi ed inadeguati gli interventi per tutelare il diritto alla salute delle popolazioni dell’Alto Lazio esposte da più di dieci anni a valori fuorilegge di arsenico, sostanza tossica e cancerogena, presente nelle acque e negli alimenti”
Come più volte indicato, l’Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) ritiene, per l’esiguo numero e per la loro dislocazione, le cosiddette fontanelle di acqua depurata, sparse un po’ a macchia di leopardo nei comuni della Provincia di Viterbo, una risposta tardiva, insufficiente ed indecorosa alle necessità e al diritto delle popolazioni di ricevere acqua salubre per poter ridurre i rischi derivanti da una esposizione cronica, ormai ultradecennale, a valori di arsenico fuorilegge nelle acque ad uso umano.
Le popolazioni, in particolare quelle dell’Alto Lazio, hanno già subito, in questi anni, un grave danno in termini di rischio alla propria salute, come certificato anche da studi scientifici effettuati proprio tra i cittadini resistenti nel nostro territorio.
Il recente studio “Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio”, realizzato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio, ha documentato una situazione molto grave e preoccupante; a pagina 42 si legge infatti: ” In conclusione, l’indagine evidenzia eccessi di incidenza e mortalità nei Comuni con livelli stimati per il periodo 2005-2010 per patologie associabili ad esposizione ad arsenico (tumori del polmone e della vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete).
Un altro recente studio “ Arsenico urinario speciato quale biomarcatore dell’esposizione alimentare all’arsenico inorganico in popolazioni residenti in aree ricche di arsenico nel Lazio”, effettuato anche su soggetti volontari residenti nei comuni di Acquapendente, Canepina, Capranica, Caprarola, Carbognano, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Farnese, Lubriano, Marta, Montalto di Castro, Orte, Ronciglione, Tarquinia, Tessennano,Vetralla e Viterbo, ha concluso che : “…Valori eccedenti i 15 μg/L per iAs ( arsenico inorganico) e metaboliti sono stati trovati nel 41% dei campioni, evidenziando esposizioni alimentari all'arsenico inorganico superiori alla media della popolazione generale…” .
Alla luce anche delle conclusioni di questi due studi è evidente che si doveva e si deve agire urgentemente e bene per dare acque dearsenificate e salubri alle popolazioni nel rispetto del diritto alla salute, come sancito dall’articolo 32 della Carta costituzionale e dalle vigenti disposizioni di legge e come più volte richiesto dalla nostra Associazione, dall’Ordine dei medici di Viterbo e dalla sezione provinciale della Fimmg
( Federazione italiana medici di medicina generale).
Si deve invece ancora constatare e denunciare che poco o nulla è stato fatto per una vera soluzione di questo grave ed ultradecennale problema.
Ci corre quindi l’obbligo di ribadire ancora la necessità di interventi rapidi e risolutivi per la completa dearsenificazione delle acque ad uso potabile, come l’importanza dell’avvio di una informazione corretta e diffusa rivolta a tutti i cittadini delle aree interessate e in particolare per quelli residenti nei Comuni dell’Alto Lazio interessati da questa problematica, e nelle scuole, negli ambulatori medici, nelle strutture militari e carcerarie.
E’ inoltre necessario che nella fase di realizzazione degli impianti e/o di nuove captazioni da falde di superficie - fase che appare ancora molto lontana e problematica nella maggior parte dei casi - si utilizzino immediatamente forme alternative di approvvigionamento idrico, anche mediante autobotti, per tutta la popolazione e in particolare per i malati, le donne in gravidanza, i neonati e i bambini ( per i noti effetti dell’arsenico anche sullo sviluppo cerebrale con incremento di disturbi neurocomportamentali e neoplasie).
Ricordiamo infatti che l’arsenico è classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute; una consistente documentazione scientifica lo correla anche ai tumori del fegato e del colon.
E sempre l’assunzione cronica di questo elemento tossico e cancerogeno, è indicata anche quale responsabile di patologie cardiovascolari; neurologiche; diabete di tipo 2; lesioni cutanee; disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.
E’ per queste fondate e incontrovertibili ragioni che il Decreto Legislativo 31/2001, in recepimento della Direttiva europea 98/83 ne fissava già nel 2001 il limite massimo in 10 microgrammi/litro, per le acque destinate ad uso potabile e per il loro utilizzo nelle preparazioni alimentari ed è sempre per queste stesse ragioni che l’Organizzazione mondiale della sanità( Oms) raccomanda valori di arsenico il più possibile prossimi allo zero.
Il Decreto Legislativo 31/2001 colpevolmente non è stato rispettato, attraverso il ricorso all’Istituto della deroga, così negli ultimi dieci anni le popolazioni del Lazio coinvolte da questa problematica ambientale e sanitaria, sono state molto spesso se non quasi del tutto lasciate all’oscuro circa i gravissimi rischi correlati all’assunzione di acqua ed alimenti contaminati da arsenico ed esposte a valori di arsenico fuorilegge, che hanno raggiunto anche i 50 microgrammi/litro, ovvero cinque volte il limite di legge previsto, per questa sostanza tossica e cancerogena per la quale non esiste alcuna soglia accettabile di sicurezza per esposizioni croniche.
Per quanto sopra esposto l’ Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment) di Viterbo torna a fare appello perché i rappresentanti delle istituzioni abbandonino definitivamente gli atteggiamenti superficialmente rassicuranti finora assunti ed ammettano la gravità della situazione, solo così si potranno riconoscere i danni già subiti dalle popolazioni esposte, e in particolare da quelle dell’Alto Lazio, ed intervenire con la messa in funzione di tecnologie di dearsenificazione che siano garantite almeno per 20 anni relativamente alla loro efficacia di abbattimento dell’arsenico e alla loro corretta gestione, e perché si avvino subito programmi di prevenzione e studi di tipo osservazionale dello stato di salute delle popolazioni e in particolare dello stato di salute dei bambini.
Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo
Viterbo, 3 aprile 2013
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