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Centro di ricerca per la pace e i diritti umani: Preannuncio di denuncia penale qualora il governo italiano inviasse armi a milizie belligeranti in aree di conflitto

 Al Presidente del Consiglio dei Ministri

alle Ministre ed ai Ministri della Repubblica

 

alle senatrici ed ai senatori

 

alle deputate ed ai deputati

 

 

 

Oggetto: Preannuncio di denuncia penale qualora il governo italiano inviasse armi a milizie belligeranti in aree di conflitto

 

 

 

Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,

 

egregie Ministre ed egregi Ministri della Repubblica,

 

egregie Senatrici ed egregi Senatori,

 

egregie Deputate ed egregi Deputati,

 

 

 

come vi è noto, la vigente legislazione italiana proibisce di inviare armi a milizie belligeranti in aree di conflitto (proibizione esplicita ed inequivocabile per la lettera ed a fortiori per il combinato disposto di norme contenute nelle fonti di seguito citate: Costituzione della Repubblica Italiana; Codice Penale; Legge 9 luglio 1990, n. 185, e successive modificazioni; Legge 4 ottobre 2013, n. 118).

 

Pertanto l'intenzione annunciata dal governo e de facto improvvidamente avallata in sede di riunione congiunta delle Commissioni Parlamentari Difesa ed Esteri di Camera e Senato è destituita di legittimità.

 

 

 

Essendo essa intenzione (peraltro reiteratamente annunciata) palesemente contra legem, il governo non può recarla ad effetto; e peraltro il solo averla proposta configura già un atto inammissibile; per non dire che i membri del Consiglio dei Ministri come delle Commissioni Parlamentari che non hanno obiettato alla proposta sollevando in via preliminare la questione pregiudiziale in punto di diritto della flagrante illegittimità della proposta stessa sono stati quantomeno inadeguati all'alto incarico pubblico ad essi affidato.

 

 

 

Sic stantibus rebus, qualora il governo illecitamente procedesse a realizzare quanto annunciato, ovvero ad armare forze belligeranti straniere - e nella fattispecie neppure forze regolari di uno stato di diritto, ma mere milizie, ovvero gruppi armati irregolari - in area di conflitto, commettendo così un palese abuso di potere e una palese violazione delle leggi, procederemmo ipso facto a una denuncia penale in capo a tutti coloro che si fossero resi autori e complici di questo crimine.

 

 

 

E' del tutto evidente che dinanzi a un massacro in corso non si può restare inerti: ma l'azione da condurre è quella costituita dal complesso dell'interposizione da parte di forze dell'Onu; dell'invio di aiuti umanitari adeguati; della creazione di corridoi umanitari; della difesa, accoglienza ed assistenza delle vittime in fuga; dell'azione politica e diplomatica come normata dal diritto internazionale; e finanche dell'azione di polizia internazionale da parte dell'Onu qualora ne ricorrano le specifiche condizioni.

 

Invece inviare armi a milizie presenti nell'area significa favoreggiare l'ulteriore escalation bellica, ed aggiungere altre morti alle morti; laddove è evidente che occorre piuttosto urgentissimamente operare per il disarmo, la smilitarizzazione, il ritorno alla legalità, alla pace ed alla civile convivenza.

 

Inviare armi è illegale ed immorale.

 

 

 

Egregie signore ed egregi signori del Governo e del Parlamento,

 

scriviamo queste cose in spirito di fraternità anche con voi stessi.

 

Al Governo diciamo: recedete dall'esecuzione di un crimine dei cui esiti omicidi dovreste altrimenti recare nelle vostre coscienze il pondo insostenibile per il resto delle vostre vite, oltre a dover rispondere nei Tribunali della Repubblica.

 

Al Parlamento diciamo: impedite al governo di commettere il più atroce e insensato dei crimini, il crimine che ha come esito diretto la soppressione di vite umane.

 

Al Governo e al Parlamento chiediamo di tornare al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, già troppe volte violata.

 

 

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

Solo il disarmo salva le vite.

 

Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.

 

 

 

Distinti saluti, con viva apprensione,

 

 

 

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"

 

 

 

Viterbo, 4 settembre 2014

 

 

 

Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, centropacevt@gmail.com, centropaceviterbo@outlook.it, centropaceviterbo@libero.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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