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Materiale per comprendere la gestione della pandemia. Gestione mirata al controllo sociale e politico dei cittadini e non alla difesa della loro salute. La vera emergenza è quella democratica e non quella sanitaria.

  • INTERVISTA SU byoblu AL DOTT. FRANCESCO OLIVIERO
  • SAGGIO SUL GREENPASS DEL PROF. MARCO MAMONE CAPRIA, MATEMATICO ED EPISTEMOLOGO DELL' ISTITUTO DI MATEMATICA DELL'UNIVERSITA' DI PERUGIA
  • LETTERA DI UNA STUDENTESSA  AL RETTORE DELL'UNIVERSITA' DI PADOVA
  • DATI DEL MINISTERO DELLA SALUTE INGLESE. CONFRONTO  CONTAGIATI E DECEDUTI TRA VACCINATI E NON VACCINATI
  • LETTERA DIMEDICI E SANITARI DI ContiamoCi AL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA:

     

    Illustrissimo

    Dr. Eugenio Giani

    Presidente della regione Toscana

     

    eugenio.giani@regione.toscana.it

    Firenze, 30 agosto 2021

    Signor Presidente della regione Toscana dr. Eugenio Giani, in merito alle sue recenti dichiarazioni alla stampa del 27 agosto, come cittadini e operatori sanitari toscani ci sentiamo offesi dall’etichetta corriva di no-vax con cui pretende di liquidarci. Contestando con validi argomenti, e nell’interesse generale, la ragionevolezza scientifica di provvedimenti tanto gravi per la loro incidenza su libertà fondamentali e diritti costituzionalmente garantiti, chiediamo semplicemente di essere ascoltati. Ne riceviamo risposte che, senza argomenti, calpestano la nostra professionalità e il nostro decoro. Forse, Presidente, Lei non sa che con le infezioni, con il rischio di contagio, noi ci conviviamo da sempre, che sappiamo come difenderci, che sappiamo proteggere i pazienti, noi stessi, i nostri cari, da questi pericoli. O pensa che prima del COVID le strutture sanitarie ne fossero esenti? Forse non sa che i pazienti “infetti” da sempre afferiscono alle strutture ospedaliere? Ha mai sentito prima d’ora di un medico o di un sanitario che per questo ha abdicato alla propria missione? Ella, Signor Presidente, con le sue parole avalla politiche discriminatorie che la conoscenza della storia dovrebbe scoraggiare. Utilizza surrettiziamente pretese motivazioni di salute pubblica per farsi censore delle idee di suoi concittadini, interferendo con scelte riguardanti la salute e la vita. Da mesi assistiamo ad una frattura all'interno del mondo della sanità, sia nel campo della ricerca che della clinica. Migliaia di medici che hanno curato i pazienti con dedizione e abnegazione, guarendoli, non hanno voce perché una parte del sistema ha deciso di silenziarli. Molti, testimoni di una storia non raccontata, non possono esprimere quanto quotidianamente è sotto i loro occhi per timore di essere sospesi o radiati; per timore di essere ostacolati se le cure proposte non corrispondono ai protocolli ufficiali. Nel frattempo il dibattito si sposta nei salotti televisivi, nei programmi di attualità e avanspettacolo scivolando verso una deriva che nulla ha a che fare con un confronto trasparente e obiettivo. Nulla ha a che fare con la scienza, il suo metodo e il suo necessario rigore. La scienza procede per raccolta ed analisi dei dati e accoglie senza pregiudizio una pluralità di visioni purché esse rispondano a indefettibili criteri di responsabilità. Si è mai chiesto perché migliaia di professionisti della salute stiano sollevando perplessità in merito alla campagna vaccinale? Che senso ha soffocare tali legittime perplessità in maniera semplicistica quanto arbitraria e prepotente? Come sanitari che operano quotidianamente sul campo, testimoni diretti della realtà delle cose, denunciamo con forza e dolore la mancata istituzione in Italia di una farmacovigilanza attiva, fondamentale in una campagna vaccinale avviata in fase di sperimentazione. Presidente, ritiene forse che possiamo rimanere inerti e impassibili di fronte alle migliaia di reazioni avverse spesso gravi, talora fatali, che osserviamo quotidianamente e che vengono eclissate senza neppure il beneficio del dubbio? Crede che possiamo garantire un consenso informato ragionevole sui rischi a breve, medio e lungo termine quando questi neppure si conoscono? Quanto agli aspetti epidemiologici, autorevoli scienziati e virologi hanno ipotizzato come una campagna vaccinale in fase pandemica sia suscettibile di innescare varianti resistenti al vaccino. Presidente Giani, queste ed altre considerazioni ci inducono a chiedere, in nome del rispetto per la salute dell'individuo e della comunità, di garantire un dialogo reale e un confronto imparziale ed obiettivo tra le diverse autorevoli voci della Scienza: la cittadinanza ha il diritto di ricevere un’informazione trasparente. Non possiamo derogare a questi principi che sono il fondamento ed il motore della nostra etica professionale.

 I sanitari toscani di ContiamoCI!

  • LETTERA  DEGLI STUDENTI ALLA RETTRICE DELL'UNIVERSITA' LA SAPIENZA CONTRO IL GREEN PASS: 

    "Alla Cortese attenzione della Rettrice Antonella Polimeni,

    Siamo un gruppo di studenti dell’Università La Sapienza e vorremmo rispondere alla Sua lettera rivolta alla Comunità studentesca, con cui Ella ci informa che il piano vaccinale deciso dal Governo è l’unica
    via d’uscita dalla pandemia.

    E’ con un senso di profonda delusione che rileviamo come tale
    argomentazione, portata avanti dal Governo e dai media a reti
    unificate, venga riproposta in ambito accademico con una modalità assertiva volta a negare qualsiasi opinione che possa anche solo mettere in dubbio l’assunto su cui essa si fonda.

    Come Lei sa, da medico e donna di scienza, il progresso delle
    conoscenze passa attraverso l’analisi obiettiva e trasparente delle evidenze scientifiche, che tenga in debito conto le posizioni critiche, minoritarie e dissenzienti.

    Poiché, in qualità di studenti della Sapienza, abbiamo avuto il
    privilegio di apprendere questo metodo nelle aule di uno dei più
    antichi Atenei del mondo, non possiamo fare a meno di rilevare che, ad oggi, le evidenze scientifiche disponibili contraddicono le
    apodittiche affermazioni del Governo, tenuto conto del semplice fatto che, nel corso del mese di agosto 2021, si è registrato un numero di
    contagi e di decessi superiore rispetto a quello registrano nel mese di agosto 2020.

    Questa semplice evidenza sembra confermare l’opinione, ormai
    largamente diffusa tra la popolazione, che il Green Pass rappresenti uno strumento di natura politica, più che di natura sanitaria, e che detto strumento sia volto, prioritariamente, a spingere gli italiani verso la vaccinazione di massa, aggirando in modo surrettizio l’art. 32, secondo comma, della Costituzione.

    La stessa campagna vaccinale ha ormai messo in luce i rischi dei
    vaccini immessi in commercio dall’Unione europea in aperta violazione dei principi di precauzione, di consenso informato, di beneficienza,
    di non maleficenza e di giustizia; e confidiamo nel fatto che la
    Magistratura opererà per accertare il nesso di causalità tra vaccinazioni e reazioni avverse.

    A questo punto non possiamo fare a meno di chiederLe se Lei sarà
    disposta, in quanto donna di scienza e in quanto medico, a prendersi la responsabilità di avallare uno strumento scientificamente rischioso
    e politicamente liberticida come il Green Pass, che peraltro determinerà il collasso della società civile come fino ad oggi ci è stato dato di conoscere, o se, invece, vorrà mettere argine a questa deriva.

    Perché è evidente, Magnifica Rettrice, che, nel caso Lei scegliesse di avallare lo strumento del Green Pass, noi studenti saremo costretti a cercare altri luoghi, diversi dalla Sapienza, dove la ricerca, la conoscenza e la cultura si ispirino ai principi che il Green Pass intende sopprimere.

    La ringraziamo per l’attenzione e la salutiamo cordialmente."

  • LETTERA DEL PROF FRANCESCO BENOZZO, CATTEDRA DI FILOLOGIA UNIVERSITA' DI BOLOGNA: 

    Francesco Benozzo, August 28, 2021

    Care colleghe, cari colleghi,
    da più di un anno e mezzo mi trovo, direi ormai mio malgrado, in prima linea per combattere la versione monocorde della storia “pandemica”.
    Ho pubblicato circa 30 interventi di carattere militante, ho pubblicato tre libri – due dei quali tradotti ora in più lingue, l’ultimo dei quali scritto a quattro mani con un professore, Luca Marini, ben più autorevole di me – su un’idea evidentemente non allineata di scienza, dissidenza e poesia.
    Ho fatto concerti, alcuni credo importanti, per raccontare una storia diversa.

    All’Università di Bologna, dove ho – o ho avuto – l’onore di insegnare, sono stato censurato per avere espresso la mia libertà di pensiero dalle stesse autorità accademiche che mi chiedevano di organizzare manifestazioni pubbliche, in nome della libertà di pensiero, per il nostro sventurato studente Patrick Zaki (che un qualche dio benedica te, ragazzo, insieme a chi si trova nella tua condizione in modo anche più anonimo).

    Insegno con grande consapevolezza la Filologia sulla cattedra che fu prima di Giosue Carducci e poi di Giovanni Pascoli. In nome di questa consapevolezza, vengo ora al punto, con una premessa.
    La premessa è che io non ho fiducia in accorpamenti di gruppi, in iniziative, in ricorsi vari. Non ho fiducia nei dibattiti interni. Non ho fiducia nelle class action.
    Io ho fiducia negli individui e nella poesia di ciascuno, nella dissidenza individuale e nel mettersi alla prova in prima persona.
    Io ho fiducia nel vento e nel mare.

    Care colleghe, cari colleghi, la cosa più concreta che ora mi viene in mente, in questa prospettiva, e dentro questo scenario oscuro e raccapricciante, è un dissenso individuale.
    Chi come me non ha e non avrà mai alcun green pass ha già dissentito e dissente, e subirà e subisce le conseguenze discriminatorie del caso che le/gli sono state sentenziate.
    Non penso ci sia bisogno di altro.
    Ma io credo che proprio chi invece possiede un green pass ma possiede anche una visione non settaria della realtà potrebbe diventare adesso l’elemento che il dispositivo di soggiogamento non aveva previsto: potrebbe, come docente, come amministrativo, come parte di una comunità – la Scuola, l’Università – che un tempo è stata il faro e il baluardo per lottare contro le derive autoritarie, e su cui si è fondato il libero pensiero e la felicità dell’uomo, NON RECARSI AL LUOGO DI LAVORO, RIFIUTARE DI INSEGNARE, DI LAVORARE, DI ESSERE COMPLICE DI UN’ISTITUZIONE CHE SI FA PORTAVOCE DI UNA DISCRIMINAZIONE.
    Potrebbe annunciarlo al proprio direttore, al proprio rettore, al proprio responsabile (figure da cui, in un mondo diverso da quello patetico in cui viviamo, ci si sarebbe aspettati una mossa simile contro le istituzioni!).

    È venuto il tempo di capire – e qui mi rivolgo ai rettori, ai direttori di dipartimento, ai dirigenti scolastici, ai coordinatori di iniziative interdisciplinari – se tutte le belle parole sull’inclusione e la diversità, sull’Agenda UNESCO 2030, sulla libertà di pensiero, sullo sviluppo sostenibile, sulla lotta contro ogni discriminazione erano alla fine solo parole.
    È venuto il tempo di capire se si ha la faccia tosta di presentarsi di fronte ai nostri studenti per insegnare loro qualcosa che ha a che fare con lo spirito critico, nel momento stesso in cui si accetta di farlo rinunciando al proprio spirito critico, esibendo un lasciapassare che rende consapevolmente ridicola ogni prospettiva di autonomia di pensiero.Care colleghe, cari colleghi, io vi esorto a un gesto di dissidenza individuale.

           Rispettando ogni opinione che sia contraria alla mia – la mia, intendo, che è fin troppo                     chiara – vi esorto a chiedere a voi stessi, in coscienza, se ha davvero senso pensare a voi stesse e voi stessi come insegnanti, come docenti, come persone libere in un’istituzione libera, a fronte di questo ricatto che costringe voi a obbedire a una regola insensata e le vostre colleghe e colleghi che non obbediscono a stare fuori dalle aule che anche grazie a loro – e adesso è più chiaro che mai – sono diventate luoghi di pensiero critico e libero.
Care colleghe, cari colleghi, io credo che spetti a noi, ma ora soprattutto a voi, farsi portavoce di quell’idea di civiltà non seriale, non pedissequa, non servile, in nome della quale la Scuola e l’Università erano nate.

Sono certo che verranno tempi migliori.
Le acque dei laghi appenninici continuano a incresparsi nelle notti di luna. Un bellissimo autunno indora le faggete azzurre.
La verità e la bellezza continueranno in qualche luogo a danzare insieme.

Ci saranno cose che non rimpiangeremo. Ci saranno cose che rimpiangeremo. Ognuno di noi saprà scegliere che cosa rimpiangerà o non rimpiangerà di questi tempi di tenebra. Io credo che molto, o tutto, dipenda da gesti individuali e da scelte chiare. Credo che molto, o tutto, dipenda da voi.

Francesco Benozzo

Francesco Benozzo insegna Filologia romanza all’Università di Bologna. È il responsabile di gruppi di ricerca internazionali, coordina progetti interuniversitari e dirige alcune riviste scientifiche di linguistica e filologia. Poeta e musicista (arpa celtica) è autore di oltre 700 pubblicazioni scientifiche, di 11 album musicali prodotti tra Italia, Gran Bretagna e Danimarca, e di poemi epici orali tradotti in diverse lingue. Dal 2015 è stabilmente candidato al Premio Nobel per la Letteratura.

  • LETTERA DI COSTANTINO CEOLDO AL RETTORE DELL'UNIVERSITA' DI PADOVA

  • LETTERA DEL PROF ANDREA CAMPERIO CIANI AL RETTORE DELL'UNIVERSITA' DI PADOVA

  • ANALISI DI EUGENIO CAPOZZI, PROFESSORE DI STORIA CONTEMPORANEA ALL'UNIVERSITA' DI NAPOLI: 

    *il progetto politico EUROPEO studiato per re-disciplinare la società in modo autoritario, eliminando libertà di impresa e socializzazione sostituita dal digitale.*

    Il lockdown generale è già stato deciso a tavolino da tempo.
    Tutte le oscillazioni di queste settimane sono soltanto gioco del poliziotto buono e cattivo, tattica per imporre la decisione gradualmente, testando volta a volta le reazioni.
    Il progetto è chiaro.
    Non ha niente a che vedere con la *situazione sanitaria, che è sotto controllo* (salvo le solite inefficienze locali) e che vede una pressione sugli ospedali inferiore a quella che si verifica abitualmente ogni anno per le epidemie stagionali di influenza. Morti e terapie intensive sono evidentemente in gran parte *anziani ammalati di altro,* spesso già ricoverati (i dati emergono su scala locale, anche se il governo si guarda bene dal chiarirlo a livello nazionale).
    Se si volesse affrontare seriamente la protezione delle fasce di cittadini a rischio (chiarissimamente individuabili per via statistica) *basterebbe monitorare gli anziani con patologie specifiche attraverso medicina di base e Usca,* *somministrare loro terapie ormai note ai primi sospetti di virus, e fornire servizi.*
    Ma chiaramente, di questo, *a chi governa non importa nulla*. Il progetto già pianificato dalla primavera scorsa è un altro, e tutto *politico*: un esperimento di *ri-disciplinamento autoritario delle società funzionale ad un modello economico ben preciso.* È un progetto non solo italiano ma europeo, che parte *dall’asse franco-tedesco e da Bruxelles, e di cui il governo italiano è solo uno tra gli esecutori.* Non bisogna essere complottisti per individuarlo: esso è già palese nella torsione paternalista, eticizzante delle istituzioni Ue di cui Ursula von der Leyen è la garante. L’obiettivo di queste classi politiche è *enfatizzare a dismisura il virus per distruggere quel che resta della piccola e media impresa, del terziario autonomo, degli spazi di formazione, socialità e cultura “fisici”*, e sostituirli con consumi, intrattenimento, didattica e socialità *integralmente digitalizzati*, completamente inglobati dalle grandi corporations hi-tech globali.
    La *narrazione terroristica del Covid e i lockdown sono lo strumento per rimpiazzare del tutto la socializzazione con i *social*, le comunità di scuola e università con la *didattica su piattaforma,* l’amore e il sesso con il *dating virtuale,* i ristoranti e i bar con il *food delivery,* i cinema e i teatri con *Netflix*, lo shopping con *Amazon*, i concerti con le *dirette a distanza*, lo sport con il “workout” casalingo gestito da app, il lavoro con *sussidi statali di semi-indigenza,* il culto religioso comunitario con una *spiritualità solitaria* senza nessun rilievo sociale. E, soprattutto, per *eliminare ogni forma di associazione culturale, circolo, movimento civico e politico libero, non controllabile, trasformando la società civile in una pluralità di individui isolati* che si limitano ad essere followers dei leader politici, in un quotidiano reality show, “profilati” e sottoposti al continuo martellamento delle news unanimi di regime selezionate per loro dai social media depurandole di quelle che loro chiamano fake news, cioè di ogni fonte che non sia approvata dal complesso politico-mediatico mainstream.
    L’accelerazione di questa trasformazione permetterebbe, per le élites europee, la saldatura tra il *mega-tecno-capitalismo d’oltreoceano, lo statalismo burocratico Ue a economia sussidiata e il modello di mercato autoritario cinese*.
    L’unico ostacolo che può ancora frapporsi tra il progetto e la sua attuazione è *la reazione, la resistenza, la mobilitazione delle società civili europee, dei ceti e delle fasce sociali che si è deciso di sacrificare.
    Dalla loro capacità di ribellione, dalla loro capacità di coordinarsi, dando vita a un blocco sociale e politico coerente, in sostituzione di una rappresentanza politica ormai inesistente,* dipende se l’esperimento tecno-autoritario riuscirà o sarà dichiarato fallito, o quanto meno dilazionato.”

    EUGENIO CAPOZZI
    Professore di Storia Contemporanea
    all’Università degli studi Napoli.

  • LETTERA DEL PROF ALESSANDRO LA FORTEZZA AI PROPRI ALUNNI

  • LETTERA DEGLI STUDENTI CONTRO IL GREENPSS AL RETTORE DELL'UNIVERSITA' DI TORINO

  • TESTIMONIANZA DI UN MEDICO

  • LETTERA DEGLI STUDENTI DELL'UNIVERSITA' DI BERGAMO AL RETTORE E AI PROFESSORI

  • LETTERA DEGLI STUDENTI DELL'UNIVERSITA' ROMA3 AL RETTORE

  • PROTESTA DI UNA MAESTRA SUL MODULO PER LA VACCINAZIONE "QUI PERCHE' OBBLIGATA"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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